Perchè questo sito
Questo sito nasce dall’esperienza personale di oltre 25 anni di medicina di urgenza extra ed intraospedaliera, dalle ambulanze, alla UTIC, ad un Pronto Soccorso come medico e cardiologo universitario.
Nasce con la voglia di comunicare più sensazioni ed esperienze che nozioni, che del resto possono essere trovate in rete in siti molto più organizzati e che tuttavia non possono ancora sostituire i libri di testo ed il loro studio.
La mia idea, e forse anche la presunzione, è quella di cercare di mettere in parole ed immagini i molteplici aspetti della medicina di urgenza e degli operatori dell’emergenza (medici, infermieri e volontari), per stimolare l’interesse a questi argomenti.
La Medicina di Urgenza è stata colpevolmente trascurata per decenni nel nostro paese, quasi dimenticata dalla Università: il pronto soccorso ospedaliero per decenni è stato considerato il “rifugium peccatorum” dei medici ed infermieri piu inquieti o alle prime armi – invece di assumere appositamente Medici che avessero una lunga esperienza nelle varie branche della medicina e nell’ insegnamento universitario; la stessa utenza ci arriva tuttora prevenuta, preoccupata ; non è mai stato considerato che proprio nel trattamento delle emergenze si possono istruire i futuri medici, ed è anche lì , proprio nel Pronto Soccorso, nella Medicina di Urgenza, che dovrebbe essere presente l’ Università , con i propri docenti e studenti.
QuestoDel resto vi si è investito veramente molto poco finora, sia in termini economici che di qualità del personale (a Pisa sarà l’ultima U.O. a trasferirsi a Cisanello, nell’Ospedale nuovo, anzichè la prima).
Appare incomprensibile come ci si ostini a ridurre i posti letto di degenza nei reparti di medicina, in nome di un altisonante “ospedale per acuti” (?), mentre è noto a tutti che fortunatamente si vive più a lungo e che, di conseguenza, aumentano i “malati cronici”, gli anziani, con molteplici patologie croniche, e che necessitano di tempi di ricovero ovviamente più lunghi ; questo mio modo di pensare evidentemente viene considerato…. “politicamente scorretto”.
Poco conta che negli ultimi anni il profilo del Medico e dell’Infermiere di Pronto Soccorso sia diffusamente e notevolmente cambiato e che il livello di preparazione sia enormemente migliorato: la sensazione diffusa è la diffidenza, la insicurezza.
Ci sarà ancora molta strada da fare, a mio avviso, prima di arrivare ad ottenere le professionalità che si devono esprimere in un “sistema di urgenza” e che debbono necessariamente migliorare ed aggiornarsi, in modo costante.
Ma perché ciò avvenga ci vuole un lavoro incessante ed ancor di più la volontà politica ; anche ogni singolo operatore deve essere cosciente della propria preparazione e della necessità di aggiornarsi e di migliorare.
E questo dipenderà solo dalla Università, e non da altri , il cui ruolo istituzionale è quello della preparazione dei Medici, degli Infermieri, della ricerca oltre che dell’assistenza; compito che a mio avviso deve essere tenuto ben distinto da quello dell’Ospedale.
Università che in Italia pare aver tralasciato per anni l’emergenza come se fosse compito solo assistenziale, come se non si potesse insegnare la medicina attraverso l’emergenza.
In tutto il mondo occidentale l’Università riesce ad essere al tempo stesso ricerca, insegnamento ed assistenza, e lo è ai massimi livelli; nei paesi anglosasssoni i politici si fanno curare negli istituti universitari, addirittura negli ospedali militari; in Italia i politici si fanno operare all’estero od in strutture private a dimostrazione della loro fiducia nel nostro sistema sanitario.
Quello che penso manchi nel nostro Paese (come del resto in molti altri campi) non sia solo un adeguamento delle risorse logistiche quanto il diffondere e fare acquisire una mentalità nuova, che dovrebbe essere insegnata già nelle scuole dei primi gradi.
Ma da noi mancano “i Professori”, i riferimenti..o per meglio dire ce ne sono forse anche troppi…sono tutti professori..o no? Forse sbaglio? Ma pare evidentemente che siano veramente pochi coloro i quali sanno cosa insegnare e come insegnare, e del resto paradossalmente in Italia si inizia, appena laureati, a lavorare nell’emergenza, sulle ambulanze.
L’ Università si è appiattita in una sorta di sudditanza incomprensibile ed infruttuosa con l’Ospedale per ciò che concerne l’assistenza.
Ma il ruolo dell’Università è quello di creare medici preparati, attraverso l’assistenza, anche attraverso la ricerca. Il ruolo non deve essere confuso, ma anzi sottolineato, divaricato, per la rispettiva esclusività di Università ed Ospedale, quasi in una sorta di benefica concorrenza tra loro.
Dovrebbero essere promossi i campi della ricerca, della innovazione, dello studio, dell’insegnamento che sono tipici della Università.
Dovrebbe essere valorizzata la ricerca , incentivata la diversità di insegnamento, e non i DRG, per i quali una unità operativa è “migliore” se riesce a dimettere un anziano in soli 3 giorni se ha una patologia non curabile, premiandola addirittura nel caso riesca a dimetterlo prima.
Dovrebbe essere promossa la “curiosità scientifica”, la passione didattica; altrimenti si corre il rischio di ottenere cloni di falsi professori che non possono insegnare altro che ciò “che hanno sentito dire” e quindi che non sanno; pertanto i loro allievi sapranno più o meno “per sentito dire” di 3°-4° -5° mano ciò che altri hanno pensato di potere insegnare.
Dovrebbero essere dati premi per lo meno morali, incentivi, a chi sa distinguersi, per combattere la mentalità comune che porta a pensare che “tanto il 27 del mese – che tu faccia o non faccia – lo stipendio arriva lo stesso”.
Dovrebbe essere promossa una mentalità “di servizio” per rendere giustamente orgogliosi coloro i quali ci lavorano ed essere essi stessi valorizzati da chi di competenza, indifferentemente dalla “tessera politica” o , peggio, dall’affiliazione alla massoneria.
Essere , in poche parole, valutati per ciò che si è, per le cose che si è capaci di fare, per ciò che si è in grado di insegnare e non per le amicizie che si hanno.
Mentalità rivoluzionaria? No, basta andare in Spagna, in Francia, in Inghilterra, in Germania…lì per lavorare in un Ospedale od Università ti chiedono solo un curriculum, ciò che sai fare, che hai fatto e ,se hanno bisogno di te, sei assunto; proprio come da noi…vero?
Ma da noi in Italia che manca allora?
Manca oggi, a mio modesto avviso, una mentalità meritocratica, che sappia mettere la persona giusta al posto giusto, perché tutto è purtroppo invischiato con la “politica” nel senso deleterio della parola; in Medicina non c’è “destra o sinistra” …c’è chi sa e chi non sa.
Chi sa dovrebbe essere messo in grado di insegnare, lavorare, per il bene di tutti, specie di chi non è in grado di farsi curare altrimenti.
La Politica (con la P maiuscola) sarebbe invece , e lo è nell’accezione più vera, una cosa seria ; riguarda l’interesse di tutti, che è quello quello di mettere ad insegnare ed a curare i migliori,i più adatti, e non i parenti o gli amici.
Poi si potrà parlare di emergenza, che pare essere l’interesse di tutti, almeno a parole.
Ma per insegnare a trattare le emergenze e le urgenze bisogna avere una cultura medica non comune, e la capacità di trasmettere ciò che si sa, cosa ancor più difficile.
La solidarietà, la cura del malato e la organizzazione non si fanno con le parole, con “i percorsi”: si fanno con il sapere, lo studio, la ricerca. Da noi lo studio, la ricerca ed il sapere paiono essere in secondo piano rispetto ad altri aspetti ,come ad esempio l’appartenenza a questo o quello schieramento politico oppure, peggio ancora, la non appartenenza ad alcuno schieramento politico….
In questi anni ho tenuto corsi a centinaia di volontari e sono convinto di essermi molto arricchito anche da loro assorbendo la loro passione, la loro tenacia. Io ho insegnato loro poche nozioni, anche se importanti; loro, non sapendolo, con la loro semplice presenza sulle ambulanze mi hanno sempre spinto ad impegnarmi di più e meglio.
Il mio carattere poi mi ha fatto impegnare in cose complesse e delle quali sono orgoglioso; la più recente, si fa per dire, è l’iniziativa di diffondere i Defibrillatori Automatici Pubblici sul territorio.
A volere essere sinceri durante questa campagna non è stata tanto la fatica organizzativa che mi è pesata; mi è costato e tuttora mi costa molto muovermi contro un muro di gomma costituito dalla diffidenza e dalla inedia dei Colleghi e degli “addetti ai lavori”.
Se da una parte ho trovato ascolto ed aiuti immediati dalla gente comune (pensiamo alla colletta degli ultras del Pisa che si sono autofinanziati per l’acquisto e l’installazione di un defibrillatore automatico pubblico all’Arena Garibaldi di Pisa), dall’altra mi ha colpito il totale silenzio di coloro i quali sono preposti alla salute pubblica, alla prevenzione.
Ma questo, come sa chi mi conosce bene, non mi ha impedito di installare il primo “defibrillatore pubblico di strada” in un piccolo paesino della provincia di Pisa, seguito in rapida sequenza da oltre 500 macchine (una allo stadio di Pisa , una in uno stabilimento balneare di Tirrenia ed una al Dipartimento di Informatica della nostra Universita,alla Ipercoop di Cascina, al CUS Pisa, alla Facoltà di Farmacia di Pisa, etc): il tutto in pochi mesi, e senza tessere di partito…..
Pisa è diventata una delle citta’ piu cardioprotette in Italia per numero di defibrillatori pubblici e, considerata la popolazione della città, una delle prime nel mondo.
Il sito è dedicato a tutti coloro i quali, a diversi livelli e con diverse competenze, con il loro entusiasmo e dedizione mi dimostrano che migliorare il nostro sistema di emergenza si può , ed a tutti pazienti che abbiamo soccorso in questi anni i quali, inconsapevolmente, con le loro sofferenze ed i loro decessi, mi hanno sempre spinto a migliorare, a studiare e ad insegnare ad altri la medicina di urgenza.
Un ringraziamento non solo dovuto, ma anche ed ancor più sentito, a Luca Francesconi e ad Andrea Lupetti senza i quali questo sito non avrebbe visto la luce e non potrebbe crescere: la loro pazienza nei miei confronti è infinita.
Un ringraziamento di cuore alla Sig.ra Michiyo Takagawa, vice Presidente di CecchiniCuore Onlus, oltre che capo Ufficio Stampa e grafica di CecchiniCuore: unica persona che in tanti anni, pur essendo di un altro paese e di un’altra cultura, pur non essendo ne’ medico ne’ “sanitario” in senso lato, si e’ dedicata con impegno nipponico a questa avventura. Senza di lei la nostra campagna non avrebbe certo avuto questo successo
Un ringraziamento sincero a mia moglie Francesca la quale, pur minacciandomi ripetutamente di ricoverarmi in Psichiatria con un T.S.O. per la mia monomania dei defibrillatori, delle ambulanze e dell’emergenza, ha deciso di sposarmi ugualmente.

Con mia Moglie, Francesca Borsetti a Livorno, quando siamo stati chiamati a cardioproteggere in moto la corsa “Run for Memory” dagli amici della Comunita’ Ebraica
Pisa, Giugno 2008
Maurizio Cecchini cecchinicuore@gmail.com