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L’entusiasmo e la semplicità

entusiasmo2Ormai lo abbiamo detto in tutti i modi e in altrettanti modi siamo stati criticati e attaccati dai cosiddetti “titolati del soccorso”: non serve, anzi è dannoso, rendere il BLSD difficile. Perché nessuno sarà stimolato a impararlo. In egual misura, non serve, nell statistica della morte improvvisa, formare ogni volta 5/10 soccorritori, perché con molte probabilità, esattamente come per le ambulanze, saranno difficilmente presenti su un luogo di emergenza in tempo utile.

Siamo invece fermamente convinti che sia doveroso presentare il BLSD per quello che è: una pratica semplice, immediata, alla portata di tutti e da tutti praticabile, ma che può, se praticata tempestivamente, salvare una vita; e allo stesso modo è molto più utile formare o meglio informare, 50, 100, 200 persone che non saranno “soccorritori professionisti”, vero, ma semplici persone comuni in grado di salvare una vita.

Questa scelta, portata avanti da sette anni ormai e sempre gratuitamente, è stata attaccata spesso da chi voleva lucrare sull’insegnamento. E questo, diciamocelo, è assolutamente comprensibile, anche se discutibile.

Ma quello che ci ha sempre molto stupiti è stata la netta opposizione, spesso, di soccorritori e colleghi medici, alla nostra campagna di diffusione e informazione di massa delle tecniche di BLSD.

E’ lecito chiedersi il perché, penso. Forse per paura di perdere prestigio? Di restare senza lavoro? Di perdere l’aura mistica di guaritori? Eppure non c’è nessuna perdita di prestigio nello svolgere il proprio lavoro, che va ben al di là di comprimere un torace e premere un bottone. Ci sono centinaia di cose che gli operatori BLSD non sapranno fare, dal soccorrere una persona incidentata, o caduta in acqua, al diagnosticare e curare malattie. Ma non è quello lo scopo della formazione, affatto. Per quello ci sono i soccorritori e i colleghi medici. Il ruolo degli operatori che formiamo è di sopperire alla mancanza di personale prefessionista sul luogo di un arresto cardiaco (normalissima dal momento che nessuno ha ancora inventato il teletrasporto caro a ogni fan di Star Trek); il ruolo degli operatori è di intervenire in quei 5 minuti determinanti per salvare una vita. Minuti in cui non conta essere luminari di medicina o artisti di strada, conta solo massaggiare e defibrillare. Il resto, dopo, sarà appannaggio dei professionisti, ma solo se il paziente sarà ancora vivo.

E allora è questo che vogliamo dire a chi ci critica aspramente per le nostre scelte didattiche: sono scelte, sono personali e fino ad ora ci hanno dato ragione. Di 8 attivazioni del DAE nel territorio pisano, 5 sono state determinanti per salvare la vita ai pazienti. E delle tre che non sono servite due (una in particolare, una signora gettatasi dalla Torre di Pisa) erano morti non legate strettamente all’arresto cardiaco.

Questo quindi è quello che noi portiamo: non teorie ma fatti e dati. E, a giudicare dal riscontro delle persone che partecipano ai nostri corsi, azzardiamo pensare che sia una scelta vincente.

Ovviamente abbiamo parlato di colleghi medici e professionisti del soccorso in linea generale, ma non è così per tutti. Per tanti oppositori  che ci possono essere, ci sono anche tanti colleghi e amici che sostengono il nostro lavoro e ci incoraggiano ad andare avanti.

Tra questi di sicuro gli amici della Pubblica Assistenza del Litorale Pisano, primo tra questi l’amico Stefano Sbrana, che non solo organizzano e partecipano con noi a diversi corsi, ma hanno pensato anche a registrare i nostri corsi, pubblicandoli su youtube a disposizione di tutti. Perché questa è la filosofia di Cecchini Cuore: una conoscenza alla portata di tutti, accessibile e pubblica, senza segreti, senza restrizioni. E in questi gli amici della P.A.L.P. sono grandi alleati.

Qui di seguito potrete vedere la prima di sei parti del video registrato appunto, in occasione dell’ultimo corso tenutosi a Pontedera. Se vi piacerà, e se vorrete saperne di più, troverete di seguito anche i successivi, sempre sul canale dell’amico Stefano.

Michiyo Takagawa

Cecchini Cuore Corso BLSD parte 1 di 6

 

One Response

  1. In effetti è una battaglia contro la pigrizia mentale. Non abbiamo trovato grandi difficolta a trovare chi donasse un Dae, ma abbiamo difficolta a trovare un solo medico che ci affianchi nella didattica.

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