Siamo arrivati a 100 defibrillatori pubblici in meno di 5 anni. Guardando indietro non mi sono sinceramente accorto di quanto lavoro sia stato fatto.
Quasi 100 corsi di BLSD per formare oltre 3000 “first respoders”.
Siamo andati nelle scuole, nelle fabbriche, nelle Universita’, nei Comuni, nelle palestre, nelle piscine, nei campi sportivi, perfino nelle Chiese e nelle sale da ballo.
Ovunque ci abbiano chiamato abbiamo preso i nostri manichini, i nostri simulatori, proiettori e computer e siamo andati. Gratuitamente per tutti.
Da Pisa siamo arrivati in gran parte della Toscana, ma anche a La Spezia e perfino a Padova. Con teleconferenze abbiamo raggiunto anche Cinisello Balsamo.
Tanti chilometri, tante le ore impiegate per istruire. Abbiamo conosciuto tante persone cosi’ diverse con diverse professioni, eppure cosi’ attente.
Abbiamo pero’ visto pochi Medici ai nostri corsi e questo ci fa pensare che ancora la strada sia lunga: non tanto e non solo per la diffusione dei DAE pubblici, quanto per quella mentalita’ di indifferenza, di ignavia che alberga tra molti Colleghi.
Come se tutti Medici sapessero usare un defibrillatore automatico , cosa che non e’ evidentemente corrispondente a realta’.
La strada e’ pertanto ancora lunga e difficile, ma questo non ci spaventa.
Sin dall’inizio lo e’ stata: siamo stati definiti anche come dei patetici Don Chisciotte , quasi che la morte improvvisa fosse un mulino a vento presente solo nella nostra fantasia.
Eppure le cifre della morte improvvisa sono spaventose: nel nostro Paese 70.000 perdsone l’anno vengono stroncate da aritmie cardiache, ed almeno meta’ di queste vite potrebbero essere salvate se venisse impiegato un DAE nei primi minuti dall’arresto cardiaco. 200 decessi al giorno, uno ogni 7 minuti.
Di 3 arresti cardiaci trattati dai nostri DAE uno si e’ risolto ed il paziente e’ sopravvissuto.
Le tragiche ed evitabili vicende di Bovolenta e Morosini avrebbero potuto stimolare maggiore interesse tra i Colleghi Medici, ma cosi’, al momento, non e’ stato.
Questo ci porta a voler diffondere ancora di piu’ il nostro messaggio che ogni defibrillatore che installiamo porta inevitabilmente con se’ : quello di una mentalita’ dell’emergenza che nel nostro Paese manca; un Paese pronto a scandalizzarsi per un solo giorno per una giovane morte evitabile, ma che il giorno successivo torna ad essere sonnacchioso ed indifferente.
Un paese che e’ indifferente e con una scarsa educazione civica ha un futuro molto incerto.
Ecco perche’ la nostra campagna, nel suo piccolo, ha un valore intrinseco molto piu’ alto del numero di DAE installati
Questo video, ideato dalla instancabile Michiyo Takagawa, nostra Capo Ufficio Stampa, percorre le tappe , le difficolta’ e le soddisfazioni di 5 anni di lavoro. Grazie
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Tanti complimentoni Maurizio… E tanti complimenti anche alla Michiyo per avere brillantemente superato la sua avversione ai medici 😉
Ahahah avversione non superata in genere, amico mio, ma per le persone belle e speciali, per gli amici veri, non ci si ferma alla facciata, al lavoro o all’abito. Si guarda nello spirito. E tutto il resto assume un valore differente in qualche modo.
Il lavoro fatto da Maurizio credo gli sia costato tanta fatica e anche tanta rabbia…ma ora siamo a 100. C’è una legge che dovrebbe rendere obbligatorio il def nelle palestra etc…ma tutti pensano che le cose brutte accadranno agli altri e non a lui o ai suoi cari.
Bello l’articolo e il video, la delicatezza di Michiyo è sempre visibile anche quando non c’è fisicamente.
Ci sarò venerdì. Un abbraccio e ancora grazie
Grazie a te Edith, ti aspettiamo venerdì.