Dal Tirreno di oggi un bell’articolo sul nostro corso di Zambra e sulla lodevole iniziativa della Polisportiva Arci di Zambra che ha acquistato, grazie a una colletta tra gli iscritti, un defibrillatore.

La follia al potere
Dal Corriere della Sera -Cronaca di Firenze
Addio alle guardie mediche
Da aprile la sanità cambia così
Maxiambulatori per le analisi e solo 118 per le emergenze
Firmato l’accordo: il primo nuovo centro a Scandicci
Medici (di famiglia) in prima linea nell’obiettivo di ridurre gli accessi al Pronto soccorso e i ricoveri impropri negli ospedali della Toscana. Gli strumenti a disposizione saranno le Aft (Aggregazioni Funzionali Territoriali) e le Uccp (Unità Complesse di Cure Primarie), che da aprile cominceranno a prendere forma su tutto il territorio regionale. Si potrà dire però definitivamente addio all’assistenza notturna delle guardie mediche, che tireranno giù il «bandone» da mezzanotte alle 8 del mattino. L’assessore regionale alla salute Luigi Marroni (nella foto) ha siglato ieri l’accordo con i rappresentanti dei medici di famiglia, portando così a casa la firma più importate per il nuovo piano sanitario della Toscana: «Aft e Uccp sono il cuore della riforma, che aumenta quantità e qualità delle cure per i nostri cittadini» assicura Marroni, che esulta «Ora si può finalmente partire». I primi segnali della cura (non solo economica) della sanità toscana si avranno però solo da aprile, con la speranza di un’entrata a regime entro la fine dell’anno. Se tutto va nel verso giusto (e soprattutto con i tempi previsti), gli accessi al Pronto soccorso e i ricoveri negli ospedali della Toscana avranno una sensibile diminuzione. Come? Prima di tutto si punterà alle Uccp, una sorta di maxiambulatori dove i pazienti si potranno sottoporre alla diagnosi di primo livello: prelievi, ecografie, elettrocardiogrammi, in una struttura che prevede la presenza di infermieri, medici di base, (forse) anche pediatri, più altri specialisti. Entro il 2014 la Regione punta ad attivarne 50, ma tutto dipenderà anche dalle strutture: in alcuni centri si potrà fare subito ricorso — ad esempio — anche alle Misericordie, ad ospedali dismessi, ma non a Firenze: si sta ancora valutando lo stabile da utilizzare. È invece quasi tutto pronto a Scandicci, dove — assicura il segretario regionale della Fimmg (Federazione Italiana Medici Medicina Generale) Vittorio Boscherini — «dal 1 aprile apriremo la prima struttura». Poi ci sono gli Aft, che non sono strutture fisiche, ma aggregazioni di medici. Ovvero: il medico di famiglia sarà «aiutato» da colleghi con ulteriori competenze a gestire situazioni di assistenza più complicate, evitando così ricoveri impropri. Anche qui lo stesso principio: non affollare corsie di ospedali o sale di attesa al Pronto Soccorso. Ogni «squadra» di Aft sarà composta dai 20 ai 25 medici di medicina generale (Mmg) e fino a un massimo di 6 di continuità assistenziale, meglio conosciuti come guardie mediche, che entreranno però in funzione negli orari lasciati scoperti dai colleghi di medicina generale. In tutta la Regione si prevedono circa 100 Aft, ognuna di queste con un bacino di riferimento di 30 mila abitanti. Quando partiranno le Aft nei territori cominceranno a sospendere l’attività notturna le guardie mediche, e così da mezzanotte alle 8 per le emergenze si potrà fare ricorso soltanto al 118. Ed è proprio questo che non convince l’Intersindacale medica, veterinaria e sanitaria, che si era già duramente espressa a inizio gennaio, ritenendo che «la riduzione dei punti di emergenza territoriale, la demedicalizzazione delle autoambulanze, il trasferimento dei medici di continuità assistenziale a un servizio prevalentemente diurno» comporterà «un peggioramento dell’attività del Pronto Soccorso che rimarrà l’unica struttura sanitaria aperta per i cittadini durante il periodo notturno e festivo».
Gaetano Cervone

Gente per bene
Articolo de “La Stampa” del 30.01.2013
Belluno, il direttore dell’Asl vende l’auto blu per comprare i defibrillatori

va dato quando si chiedono sacrifici
Basta con i privilegi, basta con le auto blu. No, non è uno slogan formato campagna elettorale. Per una volta, è tutto vero. All’Ulss 1 di Belluno (l’azienda sanitaria locale), il direttore generale Pierpaolo Faronato, in carica da neanche un mese, ha messo in vendita l’auto blu aziendale. Il ricavato della vendita servirà a coprire le spese per l’acquisto di due defibrillatori (dal costo totale di 24mila euro): uno andrà al gruppo operatorio del nosocomio di Agordo, l’altro al reparto di cardiologia dell’ospedale di Belluno.
L’auto rottamata, una Mercedes Benz E 320, acquistata nel 2008 dall’allora direttore generale Ermanno Angonese al prezzo di 40mila euro, è stata già messa in liquidazione dall’azienda sanitaria di Belluno, con una cifra di base d’asta a rialzo di 16mila e 500 euro. “Con un deficit di 15 milioni di euro ce ne vogliono di macchine da vendere”, dice sarcastico: quello delle auto blu per lui, dg dal pugno di ferro, vuole prima di tutto essere “un segnale che si vuole dare in un momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini e all’organizzazione”, come ha dichiarato al Gazzettino Nordest in un’intervista. La sua linea di rigore quindi non riguarderà solo le auto di rappresentanza: è prevista una dieta dimagrante per il sistema sanitario bellunese, quello sì. Ma nei punti giusti.
I suoi provvedimenti “non andranno ad intaccare la qualità dei servizi resi ai cittadini – promette Faronato – , anzi permetteranno il trasferimento di risorse ad ambiti ove vi sono maggiori necessità”. Il nuovo direttore generale ha già parlato ai suoi collaboratori, spiegando che da ora in avanti dal salvadanaio dell’Ulss 1 non dovrà uscire un euro più del necessario. La parola d’ordine è risparmio, e su tutto: dall’utilizzo dei farmaci all’uso degli esami più attento alle indicazioni di letteratura. Nel corso del suo mandato le battaglie da vincere non saranno facili, tra tagli e risorse ridotte all’osso. Ma il sistema può funzionare ed essere efficiente, dice fiducioso il dg dell’Ulss bellunese, “in primo luogo attraverso il rigore gestionale ponendo in essere tanti interventi, anche piccoli ma che, sommati tra loro, incideranno in modo significativo sul risparmio della spesa”. Ragionamento che ci si aspetterebbe da tante altre realtà che funzionano con i soldi dei cittadini. Ma forse, è chiedere troppo.